Il cibo di sopravvivenza è, guarda caso, un argomento che desta molto interesse nei miei Corsi. Quando sono in città, nel momento in cui dico a qualcuno che potrebbe provare con me fantastiche esperienze di sopravvivenza e vita nei boschi la frase ironica è sempre la stessa: “si, ma che si mangia?”.

Beh, la mia filosofia è quella di non far soffrire la fame a nessuno e quello che sto per descriverti ti farà venire decisamente l’acquolina in bocca. So che stai pensando che il cibo di sopravvivenza è prevalentemente costituito dalle piante selvatiche, ed hai ragione! Ma se vuoi prepararti qualcosa di squisito da portarti dietro nelle tue escursioni dai un’occhiata qui sotto.Marco Priori e Gian Luca Bovero in Africa - cibo di sopravvivenza

Si tratta di quello che in Africa del Sud si chiama Biltong, praticamente carne marinata e poi essiccata. Qualche giorno fa il mio amico Gian Luca Bovero, anche lui istruttore Master della Federazione Italiana Survival (FISSS) ha scritto un interessante articolo sui Boscimani. E la ricetta del Biltong che riporto viene da una lettera proprio di Gian Luca:

“Caro Marco,

questa ricetta mi fu trasmessa alla fine degli anni ‘80 dal mio amico Kennedy Stuart, nato in Rhodesia, ma di origini italiane. Lo preparò come parte delle scorte alimentari di un’escursione comune alla volta del deserto del Kalahari, in pieno Botswana.

Saprai che il Biltong nacque nel XVII secolo nella Colonia del Capo (attuale Sudafrica), come evoluzione di una ricetta olandese per la carne tagliata a strisce e marinata con aceto, spezie e sale. Alla ricetta dei coloni olandesi si aggiunse il procedimento dell’essiccazione per la necessità di proteggere la carne da un ambiente caldo e dagli insetti.

ECCO LA RICETTA:

Si può usare qualunque carne (o pesce, ma è più difficile da preparare) purché privata il più possibile del grasso che non essicca bene e diventa rancido. Bisogna tagliarla in strisce lunghe 20 centimetri e larghe e spesse circa 2 centimetri.

È importantissimo tagliare la carne perpendicolarmente alle fibre.

In base alla quantità di carne, prepara, in una larga bacinella possibilmente non di metallo, una miscela di acqua e aceto di mele (al 30%) sufficiente a ricoprire completamente le strisce.

Aggiungi le spezie che vuoi (io uso alloro, comino, paprica dolce, timo, curry e abbondante peperoncino essiccato) e un cucchiaino raso da tè di sale grosso ogni litro e mezzo di miscela: se ti procuri quello “dolce” di Cervia è il massimo.

Lascia marinare per almeno un giorno e una notte dopo di che scola e appendi le strisce su un filo in un luogo a temperatura più costante possibile. Deve essere luminoso (anche con una lampadina accesa), ventilato e protetto dagli insetti (io uso una vecchia zanzariera rattoppata) e dai gatti! Dopo quattro giorni sarà pronta da assaggiare e, se soddisfatto, da dividere in sacchetti ermetici.

Noi lo mangiammo durante il walking safari nel Kalahari a “caccia” dei Bushmen, ma questa storia te la racconto quando ci vediamo… Gian Luca”

Beh, sembra squisito! Personalmente ho provato alcune varianti per cambiare il sapore del mio cibo di sopravvivenza o da viaggio: ad esempio marinare con limone anziché aceto. Inoltre, ho l’abitudine di tagliare la carne lungo le fibre perché, provando con un pezzo di selce anziché un coltello, come faccio nei corsi avanzati, non si sfilaccia e resta ben compatta.

E quando sarai di fronte al fuoco, all’inizio di una fresca primavera, in una radura silenziosa al limitare del bosco, masticando del Biltong, il vento e l’immaginazione ti faranno viaggiare fino alle savane africane…

Cammina nel silenzio,

Marco Priori